ALTRO CHE ACQUA!

Capita ancora troppo frequentemente di avere il compito di sostenere mamme in allattamento a cui è stato suggerito (purtroppo a volte anche da operatori sanitari) di interrompere l’allattamento in quanto il latte non sarebbe più adeguato dal punto di vista nutrizionale alle esigenze del loro bambino. “il tuo latte ormai è diventato acqua!”

Il più delle volte questo suggerimento è riservato a mamme che allattano bimbi sopra i dodici mesi ma capita che a ricevere questo consiglio siano anche madri di bimbi più piccoli ad esempio quando il bimbo si sveglia spesso durante la notte o ha un rallentamento della velocità di crescita seppur fisiologico.

Proviamo a fare chiarezza: effettivamente di acqua nel latte materno ce ne è tanta (l’88% in termini di volume) e questa abbondanza rende ragione del fatto che almeno fino a 6 mesi di vita del bambino un allattamento a richiesta possa essere condotto in modo esclusivo (cioè senza l’integrazione di nessun altro elemento compresa l’acqua) soddisfacendo tutti i bisogni nutrizionali e di idratazione del bimbo.

E’ pur vero che le caratteristiche di composizione del latte materno non sono sempre uguali nei diversi periodi dell’allattamento: il colostro è molto diverso dal latte maturo, il latte per il prematuro ha caratteristiche peculiari e nel corso delle 24 ore possono esserci variazioni significative nella concentrazione dei nutrienti presenti nel latte in base alla frequenza con cui la mammella viene drenata e alla profondità del drenaggio. Ormai è ben noto che il “latte terminale”, quello che il bambino assume a fine poppata quando arriva a drenare bene la mammella, è particolarmente ricco della componente lipidica, energetica e saziante.

E’ probabile che un tempo quando era ancora frequente che si facesse esaminare (in modo non rigorosamente scientifico) in farmacia il latte materno per valutarne l’adeguatezza i risultati evidenziassero un latte “leggero”, acquoso, non più idoneo a nutrire il bambino, magari proprio perchè il campione raccolto era di “primo latte”…

Oggi giorno (fortunatamente) nessuna farmacia fa più l’esame del latte materno ma è rimasta nella memoria collettiva questa sorta di timore che il latte possa perdere le sue qualità nutritive.

Sappiamo ormai bene che non c’è rischio che il latte materno perda in qualità, neanche se la mamma che allatta ha una dieta poco equilibrata. Il latte è un compartimento protetto da meccanismi biologici che ne conservano le caratteristiche adeguate anche in caso di alimentazione materna inadeguata. Studi recenti hanno confermato che con il passare dei mesi e il cambiare delle abitudini dietetiche del bambino anche il latte materno si modifica. dopo i sei mesi di vita il bambino comincia a introdurre cibi solidi complementando gradualmente la dieta lattea. Dopo i 12 mesi nel latte materno la concentrazione di proteine e grassi tende addirittura ad aumentare.

Il messaggio per ogni mamma che desidera allattare a lungo il proprio bambino è che il latte materno non può mai diventare inadeguato dal punto di vista qualitativo e che quindi è sufficiente controllare che il bambino possa continuare a poppare al seno materno abbastanza frequentemente per mantenerne attiva la produzione.

Perciò ogni mamma in allattamento potrà rispondere a chi vuole scoraggiarla “il mio latte non è acqua!”


Dott.ssa Giulia Bellettini Pediatra

GEPO Associazione per la salute della donna, la coppia e il bambino