DERMATITE E ALIMENTAZIONE

LA DERMATITE

La dermatite è un’infiammazione della cute, le cui cause all’origine sono molteplici, tra cui infezioni, allergie, fattori genetici predisponenti, diete, inquinamento ambientale, squilibri ormonali e altre patologie. Si può manifestare in diverse forme, ma i sintomi generalmente sono per lo più prurito, arrossamento, pelle irritata.

Tra i molteplici fattori scatenanti, l’alimentazione gioca un ruolo importante. Tale condizione può accentuarsi durante periodi di maggiore stress per l’organismo, compreso un periodo protratto di comportamenti a rischio (dieta che presenta un eccesso di zuccheri e alimenti raffinati che impoveriscono l’organismo favorendo obesità e altre patologie, mancanza di sonno, di attività fisica ecc).
Infatti, durante la fase di raccolta informazioni finalizzata a elaborare un’anamnesi accurata, è importante acquisire tutte le notizie riguardanti il paziente, comprese quelle in merito allo stile di vita, alimentazione compresa. Tale accuratezza diventa fondamentale nei casi di recidiva e ritardo nella risoluzione della patologia stessa.

COME INTERVENIRE E PREVENIRE LE RICADUTE?

Non esiste una cura unica per risolvere gli episodi di dermatite, essendo una condizione cronica, in grado di presentarsi più volte nell’arco di vita.

L’alimentazione può aiutare a ridurre il numero di episodi e l’intensità con cui questi si verificano. Una volta individuate le abitudini alimentari responsabili delle acuzie è bene eliminarle, sotto la guida di un professionista, elaborando una terapia nutrizionale che tenga conto di tutte le esigenze della persona in esame, che saranno di supporto alle terapie mediche messe in atto dallo specialista dermatologo.

Dopo aver individuato i “cibi incriminati” sulla base di esami clinici e dalla storia clinica del paziente, sono momentaneamente allontanati dalla dieta quotidiana, per poi essere reintrodotti a piccole dosi in seguito ad un attento lavoro sulla propria alimentazione. L’utilizzo di probiotici e alimenti prebiotici, sostenendo le funzioni intestinali forniscono la base per la successiva modificazione delle abitudini alimentari finalizzata al miglioramento della patologia in questione, e in generale ad un migliore stato di salute.

QUALI CIBI EVITARE?

La dieta è uno strumento utile per controllare l’infiammazione, perciò nei soggetti che presentano fenomeni di dermatite ricorrente, si consiglia di ridurre l’uso di determinati alimenti per almeno 60 giorni nella fase iniziale.

Successivamente sarà stabilito un programma adatto al paziente, in modo da controllarne la presenza nella dieta ed eventualmente reintrodurli. Gli alimenti in questione sono per lo più cibi ricchi d’ istamina, la principale responsabile di prurito, rossore e infiammazione.
Tra i vegetali ritroviamo pomodori, fragole, banane, kiwi, frutta secca. Tra gli alimenti dolci il cioccolato e tutti i suoi derivati. Tar gli alimenti di origine animale, formaggi e latticini, le uova, alcuni tipi di pesce tra cui crostacei, salmone, e le carni trasformate, per lo più insaccati.

Particolare attenzione è da porre anche a tutti i cibi che l’industria alimentare moderna ha reso facilmente disponibili, ad esempio prodotti da forno, prodotti trasformati e cibi a lunga conservazione. La qualità delle materie prime nella maggior parte dei casi è di scarsissima qualità, l’uso di farmaci, sostanze sintetiche e chimiche, per preservarne l’aspetto e la durata è una vera e propria bomba a orologeria per i soggetti con problemi di dermatiti.

Anche le bevande vanno incluse in questa categoria, specie quelle gassate e i succhi, che di frutta ne vedono una percentuale bassissima. Se consumate in grande quantità e quotidianamente, queste sostanze chimiche, causano un’infiammazione sempre maggiore che può sfociare nella dermatite ma anche in altre patologie.

COME METTERE IN PRATICA?

Una dieta a base di cibi biologici certificati, la cui provenienza sia realmente documentata, è fondamentale per ridurre gli episodi di dermatite. In questo caso, tali cibi saranno utilizzati per realizzare piatti semplici e salutari ma nutrienti.

Gli ingredienti devono rispondere a particolari criteri: stagionalità, sostenibilità ambientale (molti pesticidi che ingeriamo sono tra le cause dell’infiammazione cronica), e filiera corta. Verdure fresche da inserire almeno due volte al giorno all’interno dei pasti principali, provenienti da coltivazioni locali e vicine alla zona di residenza, in modo da assicurarsi il minor numero di trattamenti per conservarli. Riscoperta di cereali oltre al grano per un’alimentazione che sia “gluten light” almeno 2 giorni a settimana. Proteine vegetali oltre a quelle animali, che devono assunte con il minor grado di trasformazione possibile. Seguendo queste semplici regole è possibile costruire un’alimentazione dedicata alla patologia in questione, rispettando i gusti e le scelte etiche del paziente.

Dottoressa Elettra Martelli - Biologa Nutrizionista